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Plinius - testimonianza di Francesco Adiletta

lunedì 26 maggio 2014

Processo Plinius: sentito il testimone Francesco Adiletta. Una testimonianza difficile per il rappresentante della società che doveva occuparsi del trasporto dei rifiuti a Crotone. Protagonista dell'episodio della famosa minaccia con l'ascia. Diversi “non ricordo” e il mancato riconoscimento di chi avrebbe brandito l'ascia per indurlo a pagare cinquantamila euro fra le persone presenti nelle celle del tribunale. Adiletta è arrivato in Tribunale accompagnato dai carabinieri, convocato per ben tre volte dai giudici.

Confermate le dichiarazioni rese ai carabinieri il 7 agosto del 2010 nella sede della società cooperativa della quale è responsabile per alcuni settori. «Quello che ho sottoscritto – ha detto – sono fatti veri, ma a distanza di tanti anni non ho ricordi precisi, anche perché ho voluto rimuovere completamente ciò che è accaduto». Il riferimento è al giorno della minaccia ricevuta con l'ascia. Episodio, però, che ha ricordato. «Sono situazioni che hanno scosso molto il mio animo – ha detto Adiletta –. Sono partito dalla Campania e mi dovevo occupare solo di coordinare il trasporto fino alla discarica di Crotone. Avevo l'idea di costruire un capannone e di ingrandirmi». Il Pubblico ministero Vincenzo Luberto è dovuto ricorrere più volte alla contestazione e quindi alla lettura di brani della deposizione rilasciata da Adiletta ai carabinieri. Più volte il Pubblico ministero ha chiesto al teste se ricordava l'episodio di Pietro Valente.

Sempre titubante nella conferma. La lettura di quel passaggio: «Mi avvicinò Pietro Valente il quale mi disse che se avessi preso il terreno per il capannone avrei dovuto comprare il materiale dai fornitori da lui indicati». L'episodio dell'ascia: «Un'esplicita minaccia. Ma non ricordo il viso di chi mi minacciava con l'ascia». Infine l'avvocato Pittelli chiede ad Adiletta di alzarsi e di guardare fra le celle; se fra i detenuti vi è la persona che lo ha minacciato con l'ascia: il teste non riconosce nessuno. Il Pubblico ministero chiude: «Vorrei sottolineare il contegno di Adiletta: tipico della persona che soffre di un'immanente forma di intimidazione». E l'avvocato Cozzolino: «Se il confronto fatto oggi in aula fosse stato fatto negli anni scorsi, sarebbe stato diverso, una persona innocente non sarebbe in carcere».

Fonte : Mio comune.it

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